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Un tempo si chiamavano "gite fuori porta", oggi si sono evolute, parlano inglese, e si chiamano "outdoor". Con questa metafora voglio raccontare alcune esperienze, mie e degli amici, in cui "i pensieri in movimento" si sono mossi, sono usciti dai loro spazi usuali e si sono confrontati in terreni nuovi, suggestivi e stimolanti per quel processo di crescita personale che ci deve accompagnare per tutto il nostro cammino della vita. Chissà quante opportunità per ciascuno di noi sono lì che ci aspettano, e che noi ameremmo cogliere ma non lo sappiamo… Allora scambiare informazioni, raccontare le nostre gite fuori porta, può diventare uno stimolo per conoscere la fermata e l'orario e non lasciarsi scappare … il tram che passa. Il primo input riguarda un'esperienza che abbiamo vissuto qualche tempo fa. Incontro di spiritualità Oasi francescana - S. Antonio al Monte - Rieti Quando ho anticipato a qualche amico la possibilità di costruire insieme un breve percorso di riflessione, in un luogo dedicato alla meditazione, ho ricevuto, non senza sorpresa, un feed-back "entusiastico": per questo l'idea si sta trasformando in un'iniziativa concreta. La risposta sta proprio nell'esigenza di ciascuno di guardarsi dentro, di darsi uno spazio di riflessione fuori dal contesto quotidiano, di uscire dalle strutture alla ricerca della propria profondità personale. L'obiettivo che l'incontro di Rieti vuole raggiungere è quello di permettere ad un insieme di persone che desiderano dare spazio alla propria spiritualità, di confrontarsi sul tema dei "valori", non cercando in una religione predefinita le risposte, ma verificando in una visione ecumenica il cammino individuale per una vita di maggiore consapevolezza, di rispetto per se stessi e per gli altri. Attraverso lo scambio reciproco di un brevissimo argomento di riflessione (una frase, un verso, un piccolo passo di un libro), il cosiddetto "dono", che ogni partecipante dovrà preparare prima dell'incontro, ed attraverso i silenzi che ciascuno potrà trovare nell'eremo, lavoreremo per sentire la nostra voce interiore e, forse, per capire meglio dove stiamo andando.
Durata dell'incontro: dalle ore 9.00 alle ore 17.30 di domenica 24/10/1999. Partecipanti: amici attuali e potenziali che vogliono vivere, profondamente, un'esperienza diversa. Luogo di
svolgimento: Convento di S. Antonio al Monte, alle porte di Rieti.
Programma dell'incontro:
Modalità di svolgimento: Le sessioni di scambio dei doni consistono in una presentazione da parte di ciascun partecipante della sua riflessione (massimo 5 minuti a disposizione) e nella discussione in plenaria conseguente. Lo spazio di riflessione individuale è il momento dedicato alla comunicazione con se stessi: potrà essere utilizzato per approfondire da soli i temi trattati nella precedente sessione, per passeggiare nel parco (speriamo che sia una bella giornata!) e - per coloro che sentono l'esigenza - per trovare nella chiesa del Convento lo stimolo alla meditazione.
Sintesi dell'incontro Alla fine ci siamo incontrati in undici - tanti avevano manifestato il loro interesse poi…: alcuni si conoscevano, altri non si erano mai visti prima, ma è bastato poco per creare il gruppo, forse sarà stata l'atmosfera del convento o la particolarità della situazione, in ogni caso, dopo qualche minuto, si era già creata quella sintonia e disponibilità che ha permesso a ciascuno di aprire il proprio animo allo scambio. I doni - le pagine di alcuni libri o le varie meditazioni - sono diventati il segno tangibile di un interesse per l'altro e per una crescita comune, seppure limitata a quel momento. Sono usciti fuori pensieri intensi, commoventi, profondi, umani, spirituali - in alcuni istanti il silenzio parlava meglio delle parole - soprattutto non connotati da ideologie specifiche ma pieni di quella religiosità che porta l'uomo ineluttabilmente verso il Dio di tutti i credenti. E' stato proprio bello! Riporto due "doni" che sono stati offerti dagli amici; il primo è una preghiera di un giovane che in un grave incidente è diventato invalido, ed il secondo, mandatomi da un amico che non è potuto venire, è una profonda riflessione di una persona adulta di fronte alla vita. Sembrano due opposte visioni…… una sorta di bipolarismo, ma forse sono più vicini di quanto appaia! Luigi ci ha portato la preghiera di un suo paziente: Tu ed io
Oggi vengo per parlare con te, Padre mio, Un tuo figlio.
Giovanni mi ha mandato una lettera: Caro Paolo, sabato e domenica non posso accettare il tuo invito. Non sono riuscito a spostare gli impegni che già avevo con mia sorella e mio padre. Forse ci sarei potuto riuscire, ma non ho tentato oltre un certo limite. Spero che tu non ti offenda, ma effettivamente ho qualche riserva sul tuo progetto. Mi spiego: lo trovo interessante, coinvolgente e "di rottura" rispetto a certi standard di comunicazione interpersonale che ben conosciamo, ma anche un po' velleitario e limitativo perché persone di estrazioni diverse si conosceranno e avranno poco tempo per esprimersi. Non me la sento molto di tirarmi in ballo con tutto quello che ci può essere dietro il mio contributo, che comunque ti mando e di cui potrai fare l'uso che vuoi. Quello che c'è dietro non lo so bene neppure io, e forse non ho voglia di esplorarlo a fondo. Come capirai anche dalle cose che dirò più avanti, se da un lato non posso "non vedere" ciò che mi sta davanti, ho il diritto di non dover esplorare e sapere tutto (anche di me) e di estraniarmi rispetto a certi problemi. Ad esempio, non voglio affrontare il problema di "Dio". E, mi crederai senza difficoltà, è difficile respingere questo problema ogni volta che si pone. Non ho ancora ritrovato la frase esatta di Gombrich, comunque suonava così: la cultura deve essere uno strumento di consolazione nei confronti della vita, e non un mezzo per far soldi. Ti abbraccio e ti ringrazio comunque di considerarmi tuo amico e di avermi invitato.
"Scambio di doni": il mio contributo è una riflessione su: BONTA' E GENTILEZZA – CATTIVERIA E DIFFIDENZA (O INDIFFERENZA) In passato ho creduto di essere credente, ma non era così. Ero sotto l'influsso di una suggestione di gruppo, con i miei amici/compagni di scuola. Dio non si manifestò in nessuno degli avvenimenti ("sinistri") in cui lo chiamai. Avrei voluto che mi spaccasse con un fulmine, lo sfidai, ma non lo fece. Se c'era, e se aveva per me l'interesse che mi si diceva, mi facesse vedere la sua forza e volontà, senza anestesia (perché sono nato con peccato originale e la consapevolezza, la voglia di affrontare le cose ad occhi aperti, la soddisfazione di pagare per tutto quello che razionalmente faccio, non me la può togliere nessuno, pare nemmeno lui, per ammissione della sua rivelazione). Bestemmio?: sperimentai la sua indifferenza.
Ho mantenuto dei valori che in parte ho dovuto ridenominare: rispetto degli altri; una relativa condiscendenza (v. "condiscendenza della natura", Per me la gentilezza è bontà laica, ma mi spiace questo aggettivo che sa di Cencelli della morale e dei valori. Sono costretto ad usarlo per spiegare l'irreligiosità del mio atteggiamento – amoralista e non immoralista, agnostico e non ateo -. Dio non mi interessa: avrebbe forza e mezzi per rendersi interessante, ma continua ad essere assente. Non ho bisogno di credere che non esista per non credere in lui. Non ho fede, non ho fiducia, non lo disturbo nel bene e nel male, su di me non può proprio contare (ancora Brecht!, è decisamente la griffe del mio pret-à-porter intellettuale). E se non ho Dio, non ho speranza, e se non ho speranza non ho paura. Non ho paura degli angeli e dei diavoli, dell'inferno e del paradiso. Faccio quel che faccio e sono quel che sono perché lo credo giusto per me e per gli altri, non per paura o per imposizione. Mia figlia non va a catechismo e non fa religione, ma entra in chiesa (per visitarla, o per ciò che vuole) col rispetto con cui si entra in casa di altri. La mia terrena bontà è la gentilezza, in nome di nessun altro che me. E la mia cattiveria è la diffidenza e l'indifferenza, cui sono in buona parte indotto dai rapporti sociali che mi vengono imposti e dalla natura di molte persone che subiscono condizionamenti pari o superiori ai miei (sono indulgente e mite). Ancora Brecht (L'anima buona del Sezuan): "troppo faticoso soccorrere me stessa e il prossimo … La mano tesa al mendicante viene da quello afferrata e divelta; sei perduto se aiuti il perduto … Eppure la pietà mi pungeva il cuore e la miseria degli altri mi rendeva come un lupo infuriato. … Ma … il dare era sempre una voluttà." Per finire, dedicato in particolare a chi si professa cristiano e credente (ancora da Brecht, siparietto finale de "L'anima buona del Sezuan"): "voi pensate da stasera stessa come a un'anima buona si possa dare aiuto, perché alla fine il giusto non sia sempre battuto. Presto, pensate come ciò sia attuabile! Una fine migliore ci vuole, è indispensabile!" Allora io penso che una risposta e una soluzione sia possibile, da subito, che sia anche un fatto individuale di ciascuno di noi, e che sia un fatto politico. Perché "il politico è privato" ed esisterebbe per la politica un vasto campo da esplorare che è: l'interesse delle persone e cosa vorrebbero per essere meno tristi e vedere un mondo migliore. Questa era la politica, quando c'erano le ideologie e, per amore di una fede, almeno qualcuno cercava di essere un po' meglio di come si sentiva di essere, adesso è solo deregulation e come assecondare i mercati perché tutti sgobbino per grandi promesse e nessuna certezza. E anche la religione, che fa: promette e rinvia ("paghi subito, prendi dopo" Woody Allen). Caro amico, il mio dono è questo, spero che "non ti sia grave" (Leopardi, stavolta). Rocco propone di organizzare una nuova edizione di: Incontro di spiritualità Se altri amici sono d'accordo, cerchiamo un convento o lo stesso della volta scorsa, e ci programmiamo un utile momento di riflessione. La logica potrebbe essere quella già sperimentata del contributo di ciascuno alla discussione con "i cosiddetti doni". Per manifestare il proprio interesse a partecipare basta inviare una email ad amici@pensierinmovimento.
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